Ecco qui la relazione di Andreas Kipar. Ne riportiamo un breve passaggio, ma potete leggerla tutta scaricando il pdf.
“Affrontare la questione della valorizzazione dei beni ambientali e culturali come motori di un rinnovato sviluppo territoriale e socioeconomico può rappresentare più che un buon auspicio per il futuro del paesaggio del Garda. “Project to protect†suona una massima anglosassone, che ci ricorda che per ogni azione occorre un progetto, un’ idea capace di coniugare gli aspetti funzionali-gestionali con quelli economici oltre a quelli estetici, forse l’unico aspetto in grado di farci ragionare sulla qualità di una determinata azione. Una qualità come risultato di un dialogo aperto e continuo tra le parti, un confronto su idee e proposte diverse tra loro ma sufficientemente approfondite da poter incidere sull’indifferenza e la banalizzazione, atteggiamenti sempre più diffusi nel Vecchio Continente, sempre più distratto da problematiche contingenti. A fianco di questo scenario si intravede all’orizzonte un rinnovato interesse da parte dei cittadini ed in particolare delle giovani generazioni per il proprio territorio di appartenenza, o meglio ancora per il proprio paesaggio, spesso l’unica autentica testimonianza della propria storia, cultura ed identità collettiva. Questo accade in tempi dove la trasformazione del territorio sta fortemente incidendo, spesso in senso negativo, sulla configurazione e le caratteristiche del paesaggio italiano ed europeo. La richiesta da parte dei singoli cittadini di una migliore qualità della vita è sempre più pressante e in ogni settore si sviluppa una tendenza “verdeâ€: dal “green building†al “green designâ€; un’esigenza che si sta trasformando quasi in una filosofia, in un life style, capace di attirare attenzione, interesse, condivisione.“